Comites Lugano-Ticino

Vai Dufour 5

6900 Lugano

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Mobile - presidente, Silvio Di Giulio  079 539 82 41

Mobile - segretario, Antonio Arduini 076 338 03 48

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Comunicato stampa

 

COMITES fiducioso per Campione d’Italia

Il COMITES della Circoscrizione Consolare di Lugano – Ticino, organismo eletto che rappresenta gli italiani residenti sul territorio, esprime preoccupazione per la situazione venutasi a creare a Campione d’Italia, motivo di precarietà per persone e famiglie. Per tale ragione, il COMITES ha già provveduto a richiedere un incontro con il Commissario. Il COMITES confida che le iniziative che intraprenderà il Commissario dott. Giorgio Zanzi, porteranno a sollecite misure, in attesa di interventi strutturali che ridiano prospettive di continuità a Campione d’Italia, alla sua popolazione e alla sua economia. Fra le priorità il COMITES indica la riapertura della Scuola dell’infanzia e la piena funzionalità della mensa delle Scuole medie, oltre alla salvaguardia della dignità materiale di quanti sono rimasti senza lavoro e salario.

Il COMITES manifesta gratitudine alla Svizzera e al Cantone Ticino per il sostegno assicurato in materia di servizi, di sanità, di raccolta rifiuti e dei pompieri, apprezzando inoltre le deroghe che hanno consentito l’iscrizione immediata all’assicurazione contro la disoccupazione a lavoratori occupati a Campione d’Italia e residenti in Svizzera.

FOTO GALLERY 2017



FOTO GALLERY 2016


FOTO GALLERY 2015


all'interno del pdf in questione che potrete scaricare dal link sottostante ,vengono trattati alcuni aspetti fiscali derivanti dagli  accordi fiscali internazionali con particolare riferimento all'italia.Opera di Bortolotto Pietro consulente fiscale
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3 DICEMBRE 2017, LOCARNO

Gentili Signore, Egregi Signori,

il Com.It.Es Lugano-Ticino è lieto di invitarvi al convegno “Vivere sul confine – Nuovi flussi
migratori in Svizzera e realtà italiana in Ticino” che avrà luogo domenica 3 dicembre 2017, allo
Spazio Elle a Locarno (Piazza Fontana G. Pedrazzini 12, dalle 9 alle 13 circa). Il Com.It.Es ha
l’onore di dedicare il convegno al compianto amico e collega, Guido Bau, per il suo inestimabile
impegno personale e professionale a favore della collettività italiana in Ticino ed in Svizzera. Fra
tutti gli impegni importanti che ha ricoperto, ricordiamo la sua attività di sindacalista presso il
sindacato Unia di Locarno, nonché ex-membro del Com.It.Es Bellinzona.

Spingere le persone e gli addetti ai lavori a riflettere sui nuovi fenomeni migratori, facendo
emergere le problematiche che s’incontrano e quindi proporre soluzioni adeguate che possano
essere d’aiuto agli italiani che si stabiliscono in Svizzera e in Ticino in particolare; questo è in sintesi
l’obiettivo principale prefissosi dal convegno “Vivere sul confine - Nuovi flussi migratori in
Svizzera e realtà italiana in Ticino.
L’incontro pone l’accento sulla realtà dei giovani migranti italiani che arrivano in Svizzera e in
Ticino in particolare, prendendo in considerazione i nuovi fenomeni di migrazione e quindi le
problematiche con cui si trovano confrontati.

PROGRAMMA
Al saluto di benvenuto del presidente del Com.It.Es, seguiranno i saluti delle Autorità italiane e
svizzere. Poi il merito del convegno, con gli interventi degli ospiti e relatori: Oscar Gonzalez –
responsabile del Settore economia, dell’Ufficio di statistica – USTAT – e Vincenzo Cicero,
sindacalista, responsabile della sezione Sottoceneri di Unia. Sarà dato spazio ad alcune
testimonianze ed inoltre interverranno membri del Com.It.Es, nonché rappresentanze
dell’associazionismo locale.

L’intervento dell’economista Oscar Gonzalez verterà sulla tipologia dei migranti e fornirà una
panoramica dei flussi migratori in Svizzera, descrivendo come l’immigrazione italiana vi s’inscrive
e quali tipologie varcano i confini elvetici. L’economista si concentrerà, dunque, sulla questione
ticinese, mettendo in luce la situazione del lavoro, dal 2016 in poi, corredando la sua relazione con
dati statistici, soprattutto considerando proporzioni e cifre complessive. “Il fenomeno del
passaggio degli italiani è molto più ampio di quello che si può immaginare”: sono oltre 120'000
mila gli italiani residenti in Ticino, molti dei quali con doppio passaporto.

Seguirà la relazione del sindacalista Vincenzo Cicero che, forte della sua esperienza sul campo,
concentrerà l’intervento sulla questione lavoro. Dopo le relazioni degli addetti ai lavori, ci sarà
spazio per ascoltare testimonianze ed esperienze di vita, accompagnate dagli interventi dei membri
del Com.It.Es ed ospiti. Al termine dell’incontro, ci sarà un momento conviviale, allietato da un
rinfresco.

Contatto:
Com.It.Es Lugano-Ticino
via Dufour 5
6900 Lugano
Mail: This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.
www.comitesluganoticino.org

Luogo del convegno:
Spazio ELLE
Piazza G. Pedrazzini 12
6600 Locarno - www.ellelocarno.ch




Com.It.Es? Ne parliamo con Silvio di Giulio, presidente del Comitato Lugano-
Ticino
PER LA COLLETTIVITÀ ITALIANA ALL’ESTERO

«Il fenomeno del passaggio degli italiani in Ticino è molto più ampio di quello che si possa
immaginare. Coloro che hanno nazionalità italiana e doppia cittadinanza italo-svizzera nel Cantone
sono circa 120mila!»; esclusi frontalieri e chi, nella propria genealogia, ha un familiare italiano. «È
una cifra di peso, si tratta di un terzo della popolazione cantonale», spiega Silvio Di Giulio, dal
2015 presidente del Comitato degli italiani all’estero (Com.It.Es) Lugano-Ticino, organo costituito
per i tutti cittadini italiani all’estero, come «trait-d’union fra emigrati e realtà consolari del Paese
d’origine. L’organo rappresentativo della collettività italiana all’estero».
In occasione del convegno organizzato dal Com.It.Es Lugano-Ticino “Vivere sul confine - Nuovi
flussi migratori in Svizzera e realtà italiana in Ticino”, il prossimo 3 dicembre (dalle 9:00), allo
Spazio Elle di Locarno, ci siamo chiesti che cosa stia dietro la sigla Com.It.Es.
Ne abbiamo parlato con il presidente Silvio Di Giulio, «originario della provincia abruzzese
dell’Aquila, nel cuore del Parco nazionale», racconta. Legale e docente presso l’Università di
scienze applicate (ZHAW) di Winterthur, Silvio Di Giulio dal 1995 abita a Manno, comune di
naturalizzazione, ma vive in Svizzera da oltre circa 35 anni.
Quella di Lugano è una delle sette sedi Com.It.Es presenti sul territorio svizzero; la più significativa
è quella di Zurigo, poiché riguarda un ampio territorio; scorrendo il dito sulla cartina elvetica si
incontrano ancora quelle di Basilea, Berna, Ginevra, Losanna e San Gallo. Nel mondo si conta un
centinaio di sedi Com.It.Es, organo istituito nel 1985.

Che cos’è dunque il Com.It.Es?
Sciogliendo la sigla e il suo contenuto, si può dire che è un’istituzione elettiva, votata, ogni 5 anni,
dai cittadini e rappresentativa della collettività italiana all’estero. Organo consultivo per questioni
culturali e sociali, non è un ente politico – è bene sottolinearlo –, questo anche per esplicita
disposizione legale. Il suo riferimento è puramente socio-culturale.

Perché si è sentita la necessità di istituire Com.It.Es?
L’idea del Comitato è nata da una proposta delle forze politiche italiane a metà degli anni Ottanta:
è stato il politico Mirko Tremaglia a volere fortemente la sua istituzione. L’impulso è nato dalla
necessità di stabilire e mantenere un legame attivo con i cittadini residenti all’estero. Il Comitato
contribuisce a individuare le esigenze di sviluppo sociale, culturale e civile della propria comunità
di riferimento e contribuisce a supportare la rappresentanza diplomatico-consolare. Ma non
esistono solo i Com.It.Es, ad esempio c’è il Consiglio generale degli italiani all’estero (Cgie), di cui
un autorevole rappresentante ticinese è Giuseppe Rauseo, eletto con il supporto unanime del
Com.It.Es Lugano-Ticino.

Com’è organizzato il Com.It.Es?
In generale è composto da un comitato, eletto – come dicevo prima – dai cittadini italiani all’estero.
Poi il comitato, al suo interno, esprime un esecutivo: presidente, vicepresidente, tesoriere,
segretario e membri, che operano tutti a titolo onorifico. La sede Lugano-Ticino conta 18 membri,
ben equilibrati fra uomini e donne, eletti nel 2015. Con me collaborano la vicepresidente Angelica
Sorrentino; la tesoriera Paola Pagani, coadiuvati dal segretario Antonio Arduini. La nostra sede è
nello stesso edificio del Consolato generale d’Italia a Lugano, in via Dufour e ci occupiamo degli
italiani residenti in Ticino.

Quali sono compiti, servizi e iniziative?
Non sono numerosi, poiché forze e tempo sono ridotti, ma anche perché i finanziamenti non sono
cospicui (un modesto sostegno finanziario ci è dato dal Ministero degli Esteri per le spese vive).
Fatta questa premessa, il Com.It.Es propone iniziative e convegni, in collaborazione con autorità
consolare, enti, associazioni e comitati che operano sul territorio cantonale; si tratta di importanti
occasioni d’ incontro e di scambio di esperienze e opinioni, affinché si possano individuare
problematiche ed esigenze per proporre soluzioni che contribuiscano allo sviluppo sociale,
culturale e civile.
Iniziative e progetti sono tutti volti alla vita sociale e culturale, con occhio di riguardo per la
partecipazione dei giovani, le pari opportunità e così via. Fra le prestazioni, il comitato offre
consulenza via Sportello Comites; un servizio d’informazione gratuito per tutti gli utenti che ne
fanno richiesta (ad esempio, per questioni burocratiche). Lo sportello di Lugano è aperto ogni
giovedì, dalle 14 alle 16.

Una domanda un po’ impertinente: oggigiorno, c’è ancora la necessità di un organo come
il Com.It.Es?
Mi chiede se c’è necessità… in fondo nella vita sono poche le cose veramente necessarie; diciamo
allora che i Com.It.Es costituiscono indubbiamente un’istituzione opportuna, perché è un
organismo che promuove il contatto con l’Italia e soprattutto, in una realtà come quella ticinese,
dove un terzo della popolazione è italiana o di origine italiana, sicuramente costituisce un organo
di informazione e di raccordo.

Intervista di:
Clara Storti – Losone

 

L’ITALIANO E LA TRADUZIONE IN SVIZZERA.

Vittorio Panicara

 

1    Introduzione

In tempi di muri tra le nazioni e di barriere tra i popoli, in un XXI secolo che sembra cercare più la divisione che l’unità, il contatto linguistico appare come una risorsa irrinunciabile: un “ponte” tra le culture. L’insegnamento delle lingue e della traduzione prima alla DOZ e poi all’IUED ha sempre favorito uno scambio linguistico che avesse tale funzione di educazione multiculturale e il presente breve saggio cercherà di dimostrarlo.

 

2    La comunicazione tra le lingue, contro ogni barriera: l’italiano nel mondo e in Svizzera

La globalizzazione mette in discussione il principio dell’unità territoriale basata sull’omogeneità di lingue ed etnie e al tempo stesso fa sì che idiomi e culture si diffondano ovunque e valichino la dimensione dello Stato. Da ciò la necessità di reperire nuovi parametri per il loro studio, che dovrà prendere in considerazione nuove forme di interazione e di trasformazione. A questo proposito, può aiutare ciò che Tullio De Mauro (De Mauro, 1980, p. 102) afferma dello «spazio linguistico»: Lo spazio in cui ci muoviamo con frasi e parole, lo “spazio linguistico”, non è il caos. Ci sono degli ordini.Il concettoè che gli «ordini dello spazio linguistico» consentono ai parlanti la libertà espressiva della lingua e al tempo stesso offrono a chi la lingua la studia l’opportunità di accertare i parametri, i principi di questo ordine, che consentono la descrizione e l’interpretazione degli usi linguistici di una comunità di parlanti.

Gli studiosi che hanno redatto la prima Storia linguistica dell’emigrazione italiana nel mondo, pubblicata da Carocci a Roma nel 2011, hanno potuto esaminare il repertorio dell’italiano diffuso nel mondo proprio grazie a questo concetto, superando l’idea degli emigrati quali “ambasciatori” della lingua e della cultura nel mondo (in genere sono dialettofoni e impegnati più che altro a ricreare una loro identità linguistica) e arrivando con Vedovelli (Vedovelli, 2011, p. 133) alla formulazione di un ideale «spazio linguistico italiano globale».  Se lo «spazio linguistico» è il modello del repertorio idiomatico (ibid.: 135), esso consente al locutore la coscienza della propria lingua e dell’uso che egli ne fa, sia passando dal privato al pubblico, sia dall’informale al formale, e con ogni mezzo e canale (ibid.). In questa prospettiva il contatto dell’italiano con altre lingue trova, a parere di chi scrive, la sua corretta collocazione teorica e, nella scia di questa impostazione, in ambito svizzero-italiano si è giunti alla definizione del concetto di comunità di «italici» (Ratti, 2011). Esso includerebbe, tra l’altro, come ordine superiore di attori del connubio lingua-cultura italiana, tutti gli italofoni della Confederazione Elvetica.

La Svizzera è un laboratorio linguistico esemplare, e non solo per l’italiano, con il suo multilinguismo, la compresenza di etnie diverse, le notevoli forme urbane di multiculturalismo e, ovviamente, con le sue quattro lingue nazionali, i dialetti e un certo numero di lingue straniere. La lingua italiana viene insegnata in ogni cantone ed è un canale consueto di comunicazione, nonostante un certo calo, rilevato negli ultimi anni al di fuori del Ticino sia nella scuola che nella società o nel mercato del lavoro. Gli studi in proposito sono molti; secondo alcuni l’indebolimento dell’italiano sarebbe una conseguenza di quello politico e istituzionale (Martinoni, 2011). In Svizzera l’italiano rimane comunque una vera e propria «lingua di contatto», riprendendo la nota definizione della Thomason (Thomason, 2001), per la quale il contatto linguistico è l’uso di più di una lingua nello stesso luogo e allo stesso tempo: un contatto, nel caso dell’italiano in Svizzera, da intendere dal duplice punto di vista dei parlanti e delle lingue, con i conseguenti fenomeni di prestito, interferenza e commutazione di codice (Berruto, 2009). In Svizzera sia l’italiano dell’emigrazione che quello della Svizzera italiana entrano in contatto soprattutto con tedesco, francese e inglese; quando si parla del tedesco, inoltre, si dovrebbe far riferimento a quella sua variante ampiamente discussa che è lo svizzero tedesco. Sono scambi frequenti, che ovviamente influenzano molto la lingua italiana e spesso la modificano nell’uso. In sintesi, l’italiano in Svizzera mostra - anche al di fuori della Svizzera italiana - uno «spazio linguistico» così ampio da costituire un esempio di come una lingua, nella realtà internazionale globalizzata, potrebbe o dovrebbe unire le etnie e le culture, collegandole, appunto, come fosse una sorta di “ponte”, contro ogni barriera linguistica e culturale.

Se l’italiano in Svizzera si configura come una sorta di microcosmo di ciò che potrebbe essere una lingua globale, con la sua diffusione capillare e variegata, è però necessario aggiungere che in Svizzera l’italiano è «lingua ufficiale e nazionale» e che la stessa Cancelleria federale (Casoni & Pandolfi, 1991, p. 10) propone per il Canton Ticino l’esistenza di un vero e proprio italiano statale svizzero (dove «statale» fa riferimento alla realtà cantonale ticinese). Accogliendo questo principio (che fondamentalmente non fa altro che definire e difendere lo status di una specificità locale), l’italiano in generale sarebbe una lingua pluricentrica, contrariamente a quanto in Italia si è sempre affermato, e l’italiano del Canton Ticino, in particolare, avrebbe una sua norma parzialmente autonoma dall’italiano d’Italia (ibid.: 12). In ogni caso, proprio perché la distinzione tra il cosiddetto italiano statale svizzero e quello standard d’Italia è parziale, relativa, è confermato che l’italiano in Svizzera, dalla Svizzera italiana all’emigrazione italiana, conserva una sua unità nella molteplicità. Gaetano Berruto (Berruto, 2012) ha riassunto questo quadro così complesso in una recente conferenza tenuta a Berna.

 

3    Dal tedesco all’italiano, dall’italiano al tedesco

Secondo l’Enciclopedia Treccani (Dal Negro, 2010)  

                bilinguismo si riferisce sia al concetto più generale e ampio della competenza e dell’uso di due lingue, sia a quello più specifico di repertorio linguistico (meglio definito come bilinguismo sociale) formato da due lingue, che si oppone a diglossia. La diglossia è dunque una specifica forma di bilinguismo in cui le due lingue disponibili sono in un rapporto gerarchico e complementare.

Un singolo o una comunità possono parlare dunque due lingue indifferentemente (bilinguismo in senso stretto), oppure, al contrario, adoperarle in contesti diversi e con funzioni distinte; in questo caso si parla di diglossia. Italiano e tedesco, al di fuori del Canton Ticino, compaiono sotto la forma del bilinguismo del singolo e il fenomeno è stato ampiamente studiato e discusso, magari fornendo consigli pratici alle famiglie bilingui (Moretti & Antonini, 1999), o tratteggiando la figura del bilingue isolato, osteggiato dalle stesse istituzioni educative in quanto manifestazione “non normale” (Francescato, 1981). In genere, il bilingue mostra interferenze del tedesco nell’italiano e viceversa, nonché casi frequenti di semplificazione linguistica (ciò che non è da identificare sic et simpliciter come sicura fonte di «errore»). Il caso del bilingue con italiano e tedesco, per ciò che riguarda il giovane italiano di seconda e terza generazione, è poi reso problematico dall’influenza contemporanea e reciproca di ben quattro idiomi: italiano standard (spesso caratterizzato dal punto di vista sociolinguistico nel senso dell’italiano popolare), dialetto italiano, tedesco e svizzero tedesco. Quanto alla competenza nelle lingue di riferimento, italiano e tedesco, le possibilità sono essenzialmente tre (De Rosa, 2009, p. 83):

 

1

2

3

Plurilinguismo equilibrato: competenza elevata, sia orale che scritta, in tutte le lingue di riferimento.

Plurilinguismo dominante, competenza elevata, sia orale che scritta, in una delle lingue di riferimento.

Pluringuismo limitato: scarsa competenza, sia orale che scritta, in tutte le lingue di riferimento.

 

L’esperienza didattica alla DOZ e poi all’IUED della sezione d’Italiano è stata caratterizzata dalla forte presenza di giovani bilingui italiani, a volte con tedesco lingua materna, a volte con l’italiano. Si è anche riscontrato un progressivo passaggio dal plurilinguismo equilibrato a quello dominante nel senso del tedesco, ma si tratta in ogni caso di studenti che nel nostro istituto e nella traduzione hanno trovato e trovano la loro realizzazione personale e un mezzo di avanzamento professionale e sociale.

Il traduttore è un mediatore di cultura che opera incisivamente sulla lingua, innovando (Arcaini, 1995, p. 1): questa semplice definizione, che a maggior ragione vale anche per il mediatore linguistico e che vede nel processo traduttivo l’interagire di competenze diverse, permette di superare la pur giustificata distinzione tra «educazione multiculturale», da una parte, ed educazione e istruzione bilingui, dall’altra (Balboni, 1998). Il giovane bilingue e il traduttore tedesco-italiano sono la prova vivente che tale separazione può essere evitata. Non solo, ma il contatto linguistico di cui si è parlato all’inizio viene a realizzarsi nella maniera più completa. In particolare, e senza entrare nei meandri della discussione teorica sulla traduzione, si può dire senza tema di smentita che la preparazione del traduttore consta di un intreccio tra competenze enciclopediche e tematiche specifiche, conoscenza linguistica e terminologica, competenza testuale, conoscenza dei processi teorici e procedurali e competenze tecniche. Il passaggio dall’italiano al tedesco e viceversa rappresenta dunque nella traduzione la summa di un contatto che è o può essere una “fusione” di lingue e culture diverse: nel nostro caso, un “ponte” tra Svizzera e Italia, tra la Svizzera tedesca e il Canton Ticino nell’era della globalizzazione. E si tenga a mente la posizione del Consiglio d’Europa sul plurilinguismo, che vede nella diversità linguistica e culturale (che la traduzione valorizza al livello più elevato) un patrimonio e una risorsa comune, perché questa diversità non costituisca più una barriera alla comunicazione, ma diventi fonte di comprensione e arricchimento reciproci (Haas, 2010, p. 156).

 

4    Conclusione

Questo saggio ha cercato di fissare alcuni punti fermi relativi all’insegnamento dell’italiano a mediatori e traduttori: l’utilità sociale della lingua italiana, la sua opportunità didattica e soprattutto la sua esemplarità come lingua di studio in Svizzera, tale cioè da mostrare l’importanza del contatto fra le lingue nello stesso paese e nel mondo globalizzato.

 

 

BIBLIOGRAFIA

Arcaini, E. (1995). Tratto da Enciclopedia Treccani: http://www.treccani.it/enciclopedia/traduzione_res-3e21f7d9-87eb-11dc-8e9d-0016357eee51_(Enciclopedia-Italiana)/

Balboni, P. E. (1998). Educazione bilingue e multiculturale, istruzione bilingue, immersione totale; quattro nozioni da definire. Bulletin suisse de linguistiquc appliquée 67, p. 19-29.

Berruto, G. (2009). Confini tra sistemi, fenomenologia del contatto linguistico e modelli del code switching. In I. G., & M. V., La lingua come cultura (p. 3-34, 212-216). Torino: UTET.

Berruto, G. (2012). L'italiano degli svizzeri. Berna, Berna, Berna.

Casoni, M., & Pandolfi, E. (1991). L'italiano svizzero. Aspetti del contatto linguistico e della sociolinguistica della traduzione. Berna: OLSI/Cancelleria federale.

Dal Negro, S. (2010). Tratto da Enciclopedia Treccani: http://www.treccani.it/enciclopedia/bilinguismo-e-diglossia_(Enciclopedia-dell'Italiano)/

De Mauro, T. (1980). Guida all'uso delle parole. Roma: Editori Riuniti.

De Rosa, R. (2009). Riflessioni sul plurilinguismo. Bellinzona: Casagrande.

Francescato, G. (1981). Il bilingue isolato. Studi sul bilinguismo infantile. Bergamo: Minerva Italica.

Haas, W. (2010). Do you speak Swiss? Diversità delle lingue e competenze linguistiche . Zurigo: NZZ-Libro.

Martinoni, R. (2011). La lingua italiana in Svizzera: cronache e riflessioni. Bellinzona: Salvioni Edizioni.

Moretti, B., & Antonini, M. (1999). Famiglie bilingui. Bellinzona, Canton Ticino. Tratto da Osservatorio linguistico della Svizzera italiana: http://m4.ti.ch/fileadmin/DECS/DCSU/AC/OLSI/documenti/Pubblicazioni_Online/Moretti_Antonini_Famiglie_bilingui.pdf

Ratti, R. (2011). L'italicità: un paradigma per nuove prossimità. In D. P. A., & U. L. R., Atti del convegno internazionale di studi presso l'Università di Zurigo. Lingua e letteratura italiana 150 anni dopo l'unità (p. 47-55). Zurigo: Meidenbauer.

Thomason, S. G. (2001). Language Contact. Edinburgh: Edinburgh University Press.

Vedovelli, M. (2011). Lo spazio linguistico globale dell'emigrazione italiana all'estero. In D. P. A., & U. L. R., Atti del convegno internazionale di studi presso l'Università di Zurigo. Lingua e letteratura italiana 150 anni dopo l'unità. (p. 129-156). Zurigo: Meidenbauer.

 

 














A cura di Erina Reggiani

( Membro del Comites Lugano)

 
Ciao! È la parola italiana più usata nel mondo: un girotondo che sa di allegria, di amicizia, di piacere nell’incontrarsi e nel riconoscersi.


Ciao lingua italiana, condita di “oh sole mio”, di panorami, di trionfo di cibi, di gusto, di piazze solenni, di poeti, di artisti…


Ciao lingua italiana nata e cresciuta nell’unico luogo al mondo dove è nata prima la cultura e poi la nazione.


Ciao lingua italiana che conservi il tuo quarto posto fra le lingue più parlate nel mondo senza pretendere di essere la lingua dell’economia, della finanza, del potere ma solo per l’amore che il mondo ti dedica. 


Ciao lingua italiana che per generosità (o pigrizia) lasci entrare nel tuo lessico tanti inglesismi senza essere intaccata nella tua musicalità.

E,  ben venga se sei anche la lingua dell’accomodamento con l’insostenibile, buona per divagare e confondere un po’ il destino”.


Ciao Bill De Blasio, sindaco di New York, che hai voluto chiamare tuo figlio Dante.


Ciao! E lunga vita a tutte le lingue del mondo, perché quando si parlano ci fanno sentire “a casa”!

 

PER I CITTADINI ITALIANI RESIDENTI  ALL’ESTERO

 

Il Servizio Stampa del Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale ha messo a punto una campagna promozionale volta ad illustrare alla collettività residente all’estero i vantaggi derivanti dall’iscrizione all’Aire, pensata per poter essere veicolata sia in versione digitale, su web e social che in forma cartacea.

La campagna verrà lanciata lunedì  2 ottobre sul sito www.esteri.it e sugli account Twitter e Facebook della Farnesina e, contestualmente, sui siti web e sui social delle sedi consolari in Svizzera.

Al di là degli aspetti positivi per i connazionali che si iscrivono, disporre di dati anagrafici aggiornati sui residenti all'estero consente di avere di una più realistica fotografia della collettività - importante per agevolare un'efficace prestazione dei servizi all'utenza - e della pressione che essa esercita sui servizi consolari. E ciò, anche per sostenere la richiesta di risorse adeguate per la rete diplomatico-consolare.

La campagna invita i connazionali a individuare sul sito esteri.it il proprio consolato e quindi a contattarlo per provvedere all’iscrizione.




Omaggio alla settimana della cultura italiana

Ciao! È la parola italiana più usata nel mondo: un girotondo che sa di allegria, di amicizia, di piacere nell’incontrarsi e nel riconoscersi.

Ciao lingua italiana, condita di “oh sole mio”, di panorami, di trionfo di cibi, di gusto, di piazze solenni, di poeti, di artisti…

Ciao lingua italiana nata e cresciuta nell’unico luogo al mondo dove è nata prima la cultura e poi la nazione.

Ciao lingua italiana che conservi il tuo quarto posto fra le lingue più parlate nel mondo senza pretendere di essere la lingua dell’economia, della finanza, del potere ma solo per l’amore che il mondo ti dedica. 

Ciao lingua italiana che per generosità (o pigrizia) lasci entrare nel tuo lessico tanti inglesismi senza essere intaccata nella tua musicalità.
E,  ben venga se sei anche la lingua dell’accomodamento                        con l’insostenibile, buona per divagare e confondere un po’ il destino”.

Ciao Bill De Blasio, sindaco di New York, che hai voluto chiamare tuo figlio Dante.

Ciao! E lunga vita a tutte le lingue del mondo, perché quando si parlano ci fanno sentire “a casa”!


Erina Reggiani